Recensioni CD Forvojaĝi

Recensioni CD Forvojaĝi

Intervista RVS “Highway 61”
Gli Archimedi presentano il loro album “Forvojagi” uscito per la New Model Label.
RVS “Highway 61”, con Massimo Ferro.

New Model Label
Forvojaĝi – L’album di debutto del trio d’archi, tra world, jazz e classica

Sperimentazione sonora che concentra elementi classici con le derivazioni del folk e del jazz in una musica che gioca con le sovrapposizioni creando composizioni inusuali che prendono il passato, quello già scritto e reinterpretandolo in modo del tutto originale attraverso l’uso di strumenti a corda che segnano il susseguirsi delle canzoni, attimo dopo attimo. Gli Archimedi giocano con i termini e con le parole anche se i loro brani diventano delle vere e proprie suite musicali dove l’incontrarsi e il fondersi di diverse sonorità crea un equilibrio sempre costante, quasi sul filo invisibile di un rasoio che sa tagliare se governato. Forvojagi incorpora canzoni tradizionali reinterpretate, pezzi di anima che in qualche modo entrano in discussione con il nostro essere ed escono dal concetto di musica di facile digeribilità per nuove forme di esemplificazioni che sostengono un trio di rara intensità. Un violino, un violoncello e un contrabbasso capaci di creare ponti tra passato e futuro grazie ad una musica reinventata e insita nel midollo di ogni cosa. (Davide Peron, Indiepercui)

Gli Archimedi: “Forvojaĝi” (2018) – di Marco Valerio Sciarra

Un arco sfiora le corde di un violino, o di un violoncello, o di un contrabbasso, e crea un suono. Quel suono nell’aria, in un insieme di note, è musica in grado di trasmettere emozioni, trasportare attraverso il tempo. In quel caso l’arco è una porta, un ponte, che promette di viaggiare da un periodo storico all’altro, da un Paese all’altro, da un genere musicale all’altro… tutto questo attraverso un suono: i suoni, una melodia, un brano. Così Andrea Bertino al violino, Luca Panicciari al violoncello, Giorgio Boffa al contrabbasso, con i loro strumenti viaggiano in cerca di autore, riuscendo a trasformare brani che non sono stati scritti per un trio d’archi e ad adattarseli addosso come se fossero loro. Ci fanno vivere l’atmosfera degli Stati Uniti d’America degli anni cinquanta in cui si produceva grande Jazz e altrettanto grande Rock’n’Roll come se, Charlie ParkerBill Evans o Chuck Berry avessero scritto partiture direttamente per loro… o ci riportano al momento della creazione di brani tradizionali da Israele all’Irlanda. Non hanno paura di affrontare tematiche medievali né quelle classiche. Anche Edith Piaf non aveva mai pensato ad un trio d’archi ma ci hanno pensato loro. Non poteva mancare certo un passaggio nella Buenos Aires degli anni venti per farci respirare l’aria malinconica e passionale del Tango. Una volta che la voce è arrivata agli intellettuali brasiliani anche loro si sono cosparsi il capo di cenere perché le loro composizioni sarebbero state perfette per gli archi. L’unico a non avere niente da rimproverarsi è Django Reinhardt, lui con il suo manouche, con il violino c’è sempre andato d’accordo. Un progetto fatto di archi, per Gli Archimedi, e di viaggi, chiamato appunto “Forvojaĝi”. Quattordici migrazioni spazio temporali in cui possiamo apprezzare Johnny B. Good o Billie’s BounceLa Vie En Rose o Rondò Alla TurcaUm A Zero o Agala Im Susa e altri capolavori nei loro generi d’appartenenza. Tutte situazioni completamente diverse tra loro ma con un unico filo conduttore: anche se i brani sono adattati e arrangiati, in maniera eccezionale e coinvolgente per un trio d’archi, riescono a mantenere lo stesso spirito e la stessa atmosfera degli originali, grazie alla capacità di trasformare di volta in volta i loro strumenti in modo da sembrare altri strumenti. Riescono ad essere pianoforte e chitarra elettrica, ma anche percussioni e fisarmonicaclarinetto e sassofono. Ci sentiamo di menzionare in special modo un brano che ci sta particolarmente a cuore per affinità spirituale: Autumn Leaves, in cui il trio raggiunge vette di emozioni elevatissime e… in quel caso gli archi si trasformano in arcobaleno, per condurre direttamente in braccio alla magia. (Magazzini Inesistenti)

Gli Archimedi – Forvojagi | L’isola della musica italiana

Il passato non è mai passato e mai passerà. Su questo assunto si poggiano le basi progettuali e la ferma convinzione de Gli Archimedi, innovativo ed atipico terzetto d’archi che intende dare lustro e rimettere in vetrina grandi classici del Jazz, del Folk e della Classica con risultati spiazzanti e sorprendentemente stravolti con una piccola rivoluzione strumentistica: il violoncello sta al bazouki greco come il violino sta al banjo o il contrabbasso sta al bodhran irlandese. E’ solo una piccola parte dei strumenti adottati, tanto per farvi inquadrare quanto l’insieme di Forvojagi non possa accostarsi a nessun’altro lavoro e Gli Archimedi difendono a denti stretti questa importante prerogativa, legata alla libertà di essere fuori dal coro e di abbattere ogni sorta di muro ideologico, a cominciare dal titolo espresso in esperanto, Forvojagi che, tradotto, ambisce a conglobare la comprensione universale e la comunanza d’intesa per “partire per un viaggio” insieme. 
Ad accoglierci all’entrata, c’è 
Aib con un inizio litanico che cambia carattere in itinere con gaudenti intrecci filo-balcanici. A seguire un banjo minimale si prende una bella fetta di Agala im susa senza disdegnare l’accompagnamento d’archi sul finale. La delicata mestizia che regna in Autumn leaves non è fine a se stessa, ma vuole convogliare l’orecchio in svariate contemplazioni che hanno la potenzialità di cambiare aspetto con piacevole sorpresa. Invece, la briosa Road to Columbus ci catapulta in contesti west-coast mentre un tocco di Francia arriva con la fantasiosa versione swingata di Le vie en rose di grande effetto e conferma quanto il Trio abbia una tecnica poliedricamente pronta ad ogni soluzione. Non manca nemmeno l’Italia all’appello, con la classicheggiante Zefiro torna di Claudio Monteverdi, riportando in auge “soavi accenti l’aer fa grato…” 
La riforma esecutiva attuata da Gli Archimedi passa anche da ricami ed orlature di chitarra manouche, clarinetto Klezmer, bodhran irlandese o percussione sudamericana: ossia, una gran varietà di suoni e suggestioni in una kermesse di prim’ordine: dal mood tanguero di 
A media Luz al classic roll’n’roll di Johnny B. Goode o al final-gaudente Mozartiano Rondò alla turca. Con evidente garbo e classe sopraffina, Gli Archimedi hanno varcato, con inopinabile maestria, un diverso confine musicale del presente  adescando sì, dall’immortalità del passato, ma attualizzando gli spartiti con l’eleganza del loro talento.  (Max Casali, L’isolachenoncera)

MusicalNews

Se il successo dei 2 Cellos e’ arrivato con i remake di Thunderstruck degli Ac/Dc, allora anche Gli Archimedi possono stravolgere Charlie Parker, Edith Piaf, Mozart, Chuck Berry.. 
Nati nel 2015, Gli Archimedi sicuramente si divertono nelle loro immaginifiche interpretazioni di brani celebri. La base della sperimentazione che li spinge a confrontarsi con masterpiece, è l’indubbia forza della loro attività .. strutturata su un canonico trio d’archi composto da violoncello, violino e contrabbasso. 
Forvojagi è un disco da sfruttare, se siete in uno studio di registrazione: infatti potete mostrare al talentuoso musicista che avete davanti al naso, come poter rendere propria una canzone, invitandolo a capire così l’essenza di un brano e dove va scovata l’anima di una canzone che forse è un evergreen! Se invece avete la fortuna di lavorare presso una emittente televisiva, tenete Forvojagi sempre a vostra disposizione, perché vi potrà tornare utile nel mettere il giusto sottofondo ad un noioso documentario sulle otarie in calore o a dare brivido ad una monotona gare di regolarità su pista…!
Alcuni momenti di questo disco sono veramente interessanti e 
stranamentecoincidono con i brani più lontani dalla formazione dei tre musicisti: quindi sentire La vie en rose e Johnny B.Goode evolversi una suite di musica classica (se non addirittura da camera), è qualcosa che richiama la nostra distratta attenzione. Invece i momenti in cui riprendo Mozart o Monteverdi, non fanno gridare al miracolo, così anche vi è poco coraggio nello stravolgere alcuni momenti di musiche etniche e folkloristiche.

Molto bella e psichedelica la copertina, con alcuni tratti zappiani: se anche qualcuno dei 14 brani fosse stato proposto con la pazzia di Frank Zappa o dei già citati 2 Cellos, allora Forvojagi sarebbe stato uno di quei dischi editi nel 2018 da votare nelle classifiche specializzate. L’essersi ispirati al nome del famoso inventore ed averlo incrociato con lo strumento che usano, deve essere per i tre musicisti ulteriore pungolo nel proseguire nella loro crescita musicale…

(Giancarlo Passarella, MusicalNews)

Competenze

Postato il

21/06/2019

Competenze

Postato il

21/06/2019

INFORMATIVA

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